The Great Dictator
@ Piazza Maggiore e BarcArenaBologna
(USA/1940) di Charlie Chaplin (126')
Fa parte de Il Cinema Ritrovato 2020
In questi ottant’anni abbiamo scoperto quasi tutto sul Dittatore. Per pura casualità, e probabilmente contro la volontà del suo autore, possediamo oggi più materiale a testimonianza del processo creativo dei suoi film di qualunque altro regista della sua epoca. Proporzionalmente all’enormità di pellicola girata – 137.000 metri, ovvero poco meno di ottantatré ore – The Great Dictator è forse l’opera più documentata in tutte le sue fasi con più di settemila pagine di materiali in grado di illuminare anche i passaggi più oscuri del film. Guardando i meravigliosi sketch di Russel Spencer o il Super8 di Sydney Chaplin – che svela per la prima volta tutti i colori del set e dei costumi (facendoci come sempre trasalire davanti agli occhi azzurri di Charlie) – si ha l’impressione che questi ritrovamenti non sciolgano, ma anzi rendano più impenetrabile il mistero insito in fondo a questo film, come a ogni grande opera d’arte. Ed è così anche per le duecento foto inedite (provini e negativi) scattate sul set con una Leica dall’assistente alla regia Dan James e mai sviluppate. Sono state recentemente acquisite dall’Association Chaplin che ci ha concesso di mostrarne alcune per la prima volta. “Qual è, dunque, il mistero, il dono speciale di Chaplin?” – si interrogava George Orwell nel recensire il film nel dicembre del 1940 – “È la capacità di rappresentare l’essenza più profonda dell’uomo comune, di riporre una fiducia incrollabile nell’etica, nella moralità che risiede nel cuore delle persone comuni”. Se storicizzare The Great Dictator sembra oggi indispensabile per apprezzarne l’unicità, per comprendere gli sforzi titanici, in termini di costi e di immagine, che accompagnarono la sua realizzazione, se ripercorrere la sua genesi ci appare assolutamente necessario per cogliere appieno l’evoluzione artistica, civile e politica di Chaplin, forse è vero anche il contrario. Ovvero che The Great Dictator sia un film così libero, coraggioso e sincero, non solo perché riuscì a ridicolizzare Adolf Hitler durante il secondo conflitto mondiale, ma perché di fatto continua a parlarci della natura dell’uomo in quanto, come osserva Ugo Casiraghi, “le radici del male non sono state affatto estirpate, ma sono solo ‘emigrate’ altrove e il film continua a reinterpretarle”.
Cecilia Cenciarelli
Serata sostenuta da Canon
Versione originale con sottotitoli
In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Arlecchino e al Cinema Jolly