(USA/1973) di Sidney Lumet (130')
Fa parte de Il Cinema Ritrovato 2020
Serpico prende il vecchio film poliziesco e lo porta con i lampeggianti accesi e le sirene spiegate nell’era del Watergate. Il film più duro e provocatorio di Lumet da svariati anni è la storia del poliziotto newyorkese Frank Serpico, che nel 1970 denunciò il marcio e la corruzione dilaganti nel dipartimento di polizia cittadino portando alla costituzione della Commissione Knapp e al più grande repulisti della storia del dipartimento. Serpico non è un nuovo tipo di eroe. La figura di colui che tenta di opporsi al sistema affascina sin dai tempi in cui i primi drammaturghi greci misero in discussione il senno e la saggezza di alcuni dei loro dei. Serpico, tuttavia, è un nuovo tipo di film poliziesco, e il suo protagonista magnificamente interpretato da Al Pacino in quel suo perlustrare le strade della città è un nuovo tipo di eroe. […] Serpico è a tal punto ossessionato da cose come l’onestà, l’integrità e la compassione per i perdenti che quando usciamo dalla sala l’ammirazione che proviamo nei suoi confronti può mescolarsi a una dose di diffidenza: è un tipo così compulsivo e nevrotico da farci sospettare che la sua ossessione sia associata più a una maniacale autodisciplina che al senso della giustizia. Con ciò non si vuole criticare la persona ma riconoscere la complessità del film di Lumet e dell’interpretazione di Pacino, basati in fin dei conti su una biografia autorizzata (scritta da Peter Maas) che non sempre costituisce il materiale più esauriente. […] Il braccio violento della legge cercava di rendere umani i piedipiatti dicendo che dovevano essere crudeli e spietati quanto i criminali cui davano la caccia, e negli ultimi tempi abbiamo visto film impegnati a dimostrarci che i buoni poliziotti sono intralciati dalle sottigliezze delle libertà costituzionali, come in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! e Hit!. Serpico fa qualcosa di diverso. Presenta il suo eroe come un figlio di San Francesco degli Sbirri, uno scarto del Sistema che parla con i barboni e ascolta Bach, un mistico con la collanina e i sandali che studia lo spagnolo e prende lezioni di ballo. […] Su queste cose il pubblico americano è schizofrenico. Vogliamo gli eroi ma ne siamo anche spaventati. È più facile sentirsi a proprio agio con i pasticcioni del Watergate che con persone dai codici morali più elevati e rigidi dei nostri. […] Chi professa la pietà deve avere per forza qualcosa che non va. Serpico parla del nostro mondo, non solo della sua polizia corrotta ma dei suoi valori, ormai così annacquati che di fronte a qualcuno che agisce per principio sappiamo di trovarci di fronte a un fenomeno da baraccone.
Vincent Canby, Serpico, the Saint Francis of Copdom, “New York Times”, 16 dicembre 1973
Versione originale con sottotitoli
In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Teatro Manzoni, Cinema Arlecchino e Cinema Jolly