
Rêveur de cartes
Può apparire inesauribile, e forse lo è davvero, questo spazio donato da Martin Jarrie al suo Rêveur de cartes. Infatti gli infiniti pretesti che l’universo visivo offre alla civiltà delle figure, qui sono tanti da far supporre l’attività di un demiurgo che ha voluto utilizzare proprio tutto: carte da parati e carte da gioco, copertine di riviste e piante di città impossibili. In fondo, Jarre vuole ricordarci – e lo fa con appassionata sapienza – che noi tutti mescoliamo sempre i sogni a una specie di immenso abbecedario dove non devono esistere divieti, censure, nascondimenti. Sospesi tra sogno e sconcertante verità, le ciminiere e gli ex voto, le vetrine dei negozi e i sillabari, le quinte di un teatro di burattini e le locandine di un film dell’orrore alludono a un mondo non sempre ben considerato, forse perché esistono i ladri di sogni.