Palazzo d'Accursio

Palazzo d'Accursio , Cappella Farnese - Piazza Maggiore, 6 Bologna

A metà del sec. XIII il Comune si trasferì nelle case d'Accursio presso la torre dell'orologio. Nel 1365 il cardinale Androino de la Roche costruì tutt'intorno le mura del palazzo. La sede a merlatura ghibellina fu ampliata con l'edificio a merlatura guelfa, con la facciata di Fioravante Fioravanti del 1425. Nel 1509 fu costruita la parte occidentale del cortile d'onore, assieme allo scalone detto del Bramante, mentre il resto delle costruzioni su piazza Nettuno risalgono alla metà del XVI secolo. All'interno dell'edificio più recente fu sistemato nel 1568 il Giardino dei Semplici del naturalista Ulisse Aldrovandi, con al centro la Cisterna monumentale del Terribilia. Sull'area del giardino nel 1886 fu costruita la Sala Borsa. Sul portale d'ingresso del Palazzo Comunale si erge la statua di papa Gregorio XIII e più in alto l'altorilievo con la Madonna e il bambino di Nicolò dell'Arca, del 1478. Muovendosi verso piazza Nettuno, sulla facciata si incontrano, oltre a lapidi risorgimentali, le antiche misure bolognesi e una finestra con due aquile, di cui una è attribuita a Michelangelo.


La statua sull'ingresso di palazzo d'Accursio è opera in bronzo dello scultore Alessandro Menganti (1531-1594), seguace di Michelangelo. Raffigura papa Gregorio XIII, il bolognese Ugo Boncompagni, passato alla storia come riformatore del calendario, che da lui prese il nome di gregoriano. Nel 1796, con l'arrivo delle truppe napoleoniche, per paura che venisse rimossa, i bolognesi trasformarono la statua del papa in quella di San Petronio, protettore della città. Fu sufficiente aggiungere il pastorale nella mano benedicente e sostituire la tiara con la mitra vescovile. Così rimase fino al 1895, quando fu riportata alla veste primitiva.


> Luigi Bortolotti, Bologna dentro le mura. Nella storia e nell'arte, Bologna, La grafica emiliana, 1977, pp. 9-12


e ancora ...

La scala "cordonata" attribuita a Donato Bramante conduce al primo piano del palazzo con gradini profondi mezzo metro, che consentivano di salire a cavallo e rendevano agevole il passaggio di portantine e cortei. Dalla scala si accede alla Sala d'Ercole, così detta per la statua dell'eroe posta sul fondo, opera di Alfonso Lombardi (1519). Accanto a questa è stato murato l'affresco (in origine nell'appartamento degli Anziani) raffigurante la Madonna del Terremoto, dipinta da Francesco Francia in occasione del devastante sisma del 1505. Nella parte bassa è rappresentata la città con le sue torri, compresa quella del palazzo dei Bentivoglio, abbattuto poco dopo a furor di popolo. Al piano superiore vi è la Sala Farnese, dedicata a papa Paolo III, promotore del Concilio di Trento. Da questa si accede alla cappella del Legato, eretta nel 1454 da Aristotele Fioravanti e affrescata nel 1562 da Prospero Fontana. Oltre alle sale e agli uffici del Comune, palazzo d'Accurso ospita il Museo Morandi e le Collezioni comunali d'Arte.


> Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, pp. 10-19


curiosità storiche ...

Il terreno su cui fu costruito il primo nucleo del palazzo municipale fu venduto nel 1287 al comune da Francesco Accursio, uno dei tre figli del grande giurista Accursio da Bagnolo. Anch'egli insegnò diritto sulle orme del padre. Fu in Inghilterra dove acquistò fama e ricchezze presso la corte di re Edoardo. Convertitosi alla parte guelfa, ricevette casa e cattedra a Bologna. E' citato da Dante, che lo colloca nell'Inferno tra i sodomiti, assieme a Brunetto Latini.


> Pier Luigi Bottino, Chiara Caliceti, Bologna. Itinerari, memorie e vie d'acqua, Perugia, Ali&no, 2006, pp. 28-29


Tra i dipinti della sala Farnese ce n'è uno che raffigura re Francesco I che risana gli ammalati. Secondo la tradizione i sovrani di Francia avevano ereditato dal capostipite Clodoveo la facoltà di guarire la scrofola, malattia derivata dalla cattiva alimentazione dei contadini. Durante il soggiorno di Francesco I a Bologna nel 1515, migliaia di scrofolosi erano convenuti per farsi toccare da lui: "Le roi te touche, Dieu te guerit".


> Angiolo Silvio Ori, Bologna raccontata. Guida ai monumenti, alla storia, all'arte della città, Bologna, Tamari, stampa 1976