Della carriera dell’inquisitore Gui abbiamo una testimonianza importante. Nel 1692 infatti Philippus van Limborch pubblica in appendice alla propria Historia inquisitionis il Liber sententiarum inquisitionis Tholosanae ab anno Christi 1307 ad annum 1323. Il periodo indicato è proprio quello in cui Bernardo tenne la carica di inquisitore della città di Tolosa (con un intervallo fra il 1316 e il 1319). Il suo nome latinizzato, Bernardus Guidonis, compare nella prima pagina del Liber sententiarum appena citato. L’opera di inquisitore di Gui si conclude proprio nel 1323. Da quel momento ottiene diverse cariche come vescovo di alcune diocesi, fino alla morte avvenuta nel 1331.
La Tabella che in questa raccolta di sentenze funge da indice ci segnala che dei molti processi qui pubblicati uno solo fu intentato contro un Apostolico, Petrus Lucensis Hyspanus. Le pagine che trattano questo caso possono essere lette qui e sono state pubblicate anche nel tomo 9.5 dei Rerum Italicarum Scriptores curato da Arnaldo Segarizzi nel 1907 (p. 75-78, di questo volume parleremo nelle immagini successive). Questo processo ci offre l’occasione per introdurre una delle figure che, pur comparendo sulla scena solamente nei ricordi degli altri personaggi, stende la sua ombra sul romanzo di Eco: fra Dolcino, che della setta degli Apostolici fu la guida indiscussa, in vita ma anche dopo la morte sul rogo.
Philippus van Limborch, Historia inquisitionis. Cui subjungitur Liber sententiarum inquisitionis Tholosanæ ab anno Christi 1307 ad annum 1323, Amsterdam, apud Henricum Wetstenium, 1692.
Collocazione: 1. CC. I. 2