
Dopo il libro di Barruel e i feuilletons, una delle fonti fondamentali nello sviluppo del falso complotto creato da Simonini è l’opera di Maurice Joly, che abbiamo già incontrato nella prigione di Sainte-Pélagie. Dialogue aux enfers entre Machiavel & Montesquieu esce nel 1864 e, come il libro di Barruel, viene pubblicato fuori dai confini francesi, a Bruxelles. Joly infatti nel romanzo si trova in carcere proprio perché scoperto «mentre introduceva in Francia copie di questo libro stampato all’estero e lo distribuiva clandestinamente» (p. 201). L’Archiginnasio possiede solamente questa recente traduzione dell’opera, il cui curatore infatti informa che il Dialogo era stato introdotto a Parigi «probabilmente dal Belgio mediante la fitta rete di colporteurs di cui si servivano gli attivi canali della stampa clandestina costretta a sfuggire alla censura napoleonica» (Renzo Repetti, Introduzione, p. 11-24: 11). La prima edizione, consultabile integralmente online, è presente in alcune biblioteche italiane: è quindi sopravvissuto alla censura e al sequestro, a causa del quale nel romanzo Simonini può affermare di possedere «una delle poche copie ancora in circolazione» (p. 210).
Che questo testo sia una fonte perfetta e adatta a ogni occasione per costruire fantasie di complotto lo si capisce fin dalla prima riga della Semplice avvertenza che Joly premette ai dialoghi: «Questo libro, per i suoi contenuti, può essere riferito a qualsiasi sistema politico» (Maurice Joly, Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu, p. 25).
Maurice Joly, Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu, Genova, ECIG, 1995.