
«La difesa della razza» non può non occuparsi dei Protocolli e della loro diffusione nel nostro paese. Nello schema si evidenzia come questi documenti nascano da un intreccio fra la massoneria e i rappresentanti della comunità ebraica europea. Per realizzarlo i redattori della rivista hanno forse utilizzato una quota di invenzione pari a quella messa da Eco nel suo romanzo, ma in questo caso il risultato è presentato come storicamente veritiero. E molti ci crederanno, va ribadito, perché quando «alcuni marpioni [...] speculano su un pubblico di allocchi», allora come oggi, «Il problema sociale e culturale non è rappresentato dai marpioni, ma dagli allocchi» (Umberto Eco, La forza del falso, in Idem, Sulla letteratura, p. 335). Ma anche se gli allocchi ci saranno sempre, «A queste narrazioni tossiche Eco risponde con la denuncia e con la salda fiducia nella possibilità della ragione» (Stefania Sini, Introduzione. I ganci falsari di Umberto Eco, in Prove di forza del falso. Studi su Umberto Eco, p. VII-XVIII: XVII).
«La difesa della razza», II, n. 19, 5 agosto 1941.