Apriamo una rassegna di ritratti e opere di alcuni dei tanti personaggi storici che in Gli anni del coltello vengono citati o, più spesso, incrociano la propria strada con quella di Gabariol.
Il primo non è, come praticamente tutti gli altri, un patriota ma un bandito. Si tratta di Stefano Pelloni detto il Passatore, leggendario brigante romagnolo. A p. 49 del romanzo ne viene comunicata a Gabariol la morte, mentre poco prima, nel dialogo fra il nostro protagonista in fuga da Roma e un oste reazionario di Foligno, era stata stabilita un’equazione fra il Passatore e Giuseppe Garibaldi. L’oste spiega i motivi dell’assenza di clienti nel suo locale, usuale crocevia di passaggio per la Romagna:
«“I briganti. Si ha paura di Garibaldi e del suo esercito di sbandati. Sequestrano ogni animale, rapinano i municipi in cui mettono piede. Inoltre, a nord, imperversa la banda di Stefano Pelloni, detto il Passatore. La più crudele e audace mai vista. Fermano le carrozze, derubano i passeggeri, torturano e uccidono come se niente fosse. Un altro dei regali che ci ha fatto questo schifo di repubblica”.
“Il Passatore è repubblicano?” domandò Gabariol. Aveva letto di quel bandito, dal viso deturpato da antiche ustioni, temuto per la sua spaventosa ferocia.
“No, per niente. Approfitta dell’anarchia che è seguita alla fuga del santo padre per rubare e arricchirsi. Per fortuna ci sono gli austriaci, e prima o poi gli faranno la festa [...]”» (p. 19).
Passatore (Stefano Pelloni), fotografia.
Collocazione: GDS. Collezione dei Ritratti, cart. 45, fasc. 59, n. 1