Se Nicola il vetraio non può certamente essere definito scienziato, lo stesso non può dirsi dello speziale Severino, che non solo discute da pari a pari con Guglielo sulle virtù delle erbe, ma collabora attivamente con lui nelle indagini con vere e proprie sedute autoptiche. Severino mette in campo quelle doti di esperienza e di conoscenze mediche che mancano ad Adso per essere uno Watson completo. La sua curiosità e il suo desiderio di ricerca della verità, atteggiamenti tipici dello scienziato modello, gli saranno fatali.
Severino tiene anche nel suo laboratorio una piccola biblioteca specialistica. Fra i molti erbari posseduti dall’Archiginnasio ne proponiamo uno del 1536 che ha la caratteristica non così diffusa a quell’altezza temporale di essere scritto in volgare e non in latino. Il titolo, Herbolario volgare, rileva e mette in mostra questo tratto distintivo.
Poiché nel romanzo le erbe sono utilizzate per spaventare e confondere chi osa penetrare in biblioteca o per uccidere avvelenando, traiamo da questo volume l’immagine di una pianta di assenzio (Artemisia absinthium, dalla quale viene distillata la nota bevanda), erba tossica e capace di dare visioni e allucinazioni.
Herbolario volgare, nel quale se dimostra a conoscer le herbe, & le sue virtu, & il modo di operarle, con molti altri simplici, di nouo venute in luce, & di latino in volgare tradutte, con gli suoi repertorii da ritrouar le herbe, & li remedii alle infirmita in esso contenute, Nouamente stampato, Venezia, per Francesco di Alessandro Bindone, & Mapheo Pasini compagni, del mese di giugno 1536.
Collocazione: LANDONI 2104