Giuseppe Gottardi, In difesa di Linda Murri (1905)
Giuseppe Gottardi, In difesa di Linda Murri (1905)

Partiamo dalla fine. Linda Murri nel processo di Torino viene condannata a 10 anni di reclusione per complicità nell’omicidio - del quale si pensa sia la mandante - materialmente eseguito dal fratello Tullio. Nell’aprile del 1906 la Corte di cassazione respinge il ricorso e decide di non riaprire il processo.

 

«Ma quattro settimane dopo il governo di Sidney Sonnino, su istanza del conte Mainardi, tutore dei due figli Bonmartini, che aveva ottenuto la firma a favore della grazia di dieci dei dodici giurati della corte d’assise di Torino (il che era significativo delle condizioni in cui era maturato il verdetto torinese) propose con successo a Vittorio Emanuele III di firmare l’atto di grazia».

Nicola Tranfaglia, Un delitto di gente per bene. Il processo Murri (1902-1905), in La criminalità, p. 525-552: 551. 

 

Sulle «condizioni in cui era maturato il verdetto torinese» abbiamo già detto che influì moltissimo la campagna denigratoria della stampa contro Linda, accusata di adulterio, colpa non perdonabile e che veniva malignamente posta a fondamento della decisione della donna di fare uccidere il marito. Il clima esterno, più che il dibattimento in aula, aveva influenzato il verdetto. La Biblioteca dell’Archiginnasio possiede diversi documenti relativi al processo torinese. Qui potete vedere il frontespizio del volume (con dedica autografa dell’autore) in cui viene pubblicata l’arringa pronunciata in difesa di Linda dall’avvocato Giuseppe Gottardi, che era stata evidentemente inefficace nel convincere la giuria. Il testo può essere letto integralmente online.

 

Giuseppe Gottardi, In difesa di Linda Murri. Arringa pronunciata avanti la Corte d'Assise di Torino, Torino [etc.], R. Streglio, [19..]

Collocazione: VENTURINI B. 2289