Questo articolo di Chiara Frugoni (qui leggibile a una migliore risoluzione) racconta la storia del refuso da cui nasce il titolo. La storica cita colui che per primo lo aveva notato, Ronald E. Pepin, che del De contemptu mundi aveva pubblicato una traduzione in inglese nel 1991. Il verso a cui Eco si rifà - probabilmente per il tramite di L’autunno del Medioevo di Huizinga, precisa Frugoni - è sbagliato, perché nella versione originale del poema non si leggeva «rosa» ma «Roma». Il verso si inserisce infatti in un brano del poema che riprende l’artificio retorico dell’Ubi sunt?, cioè un’elencazione di personaggi che in vita erano stati simbolo di gloria e potenza e dei quali, ora che sono morti, rimangono solamente i nomi. Ma i personaggi citati prima del verso incriminato sono tutti presi dalla storia di Roma antica: Cesare, Mario, Cicerone, Catone, Romolo, Remo e altri. Bernardus Morlanensis quindi ci vuole dire che ci rimane solo il nome non di una rosa, ma della potenza di Roma antica, simbolo massimo della caducità della gloria terrena.
Che quella con Roma sia la versione corretta del verso è ampiamente dimostrato da Pepin, ma va detto che la variante «rosa» era così diffusa nella tradizione manoscritta dell’opera che veniva accolta praticamente da tutte le edizioni a stampa. Nel 1929, in una precedente traduzione inglese, il curatore Hoskier la indicava ancora come lezione corretta, pur proponendo la variante «Roma». Quello di Eco è quindi un errore giustificato dal momento che gli studi di Pepin uscirono negli anni successivi alla pubblicazione del romanzo. Eco accenna alla questione in maniera ironica in Interpretazione e sovrainterpretazione, pubblicato nel 1995 ma che riporta i testi delle Tanner Lectures che il professore tenne a Cambridge nel 1990:
«Così, se mi fossi imbattuto in un’altra versione del poema di Bernardo Morliacense, il titolo del mio romanzo avrebbe potuto essere Il nome di Roma (che in tal modo avrebbe acquisito delle sfumature fasciste). Ma il testo recita Il nome della rosa e capisco quanto sia difficile arrestare la serie infinita delle connotazioni che la parola suscita» (p. 94).
Inutile dire che, se si fosse imbattuto in una versione del poema che riportava “Roma” al posto di “rosa”, Eco non avrebbe mai modellato il proprio titolo su quel verso. Lo stesso Pepin nell’introduzione alla sua traduzione del 1991 afferma che quel titolo “sbagliato” è senza dubbio «more intriguing» (p. XXII).
Prima ancora di pubblicare la traduzione del De contemptu mundi Pepin aveva trattato in maniera più specifica la genesi del titolo di Eco e il suo legame con la variante errata del verso in un breve articolo intitolato Adso’s closing line in The Name of the Rose («American Notes & Queries», May-June 1986, p. 151-152).
Chiara Frugoni, C’è un refuso sotto “Il nome della rosa”, «la Repubblica», 23 novembre 2009, p. 38.
Collocazione: G. 131