Anche l’Apocalisse di Giovanni, di cui qui vediamo un’edizione di inizio Cinquecento con commento in volgare, nelle mani di Eco diventa fatto decisivo della trama. Anzi diventa l’elemento che dimostra come possa essere fallace il ragionamento logico e razionale, che può portare ad adagiarsi in schemi che sembrano costruiti appositamente per interpreatre i fatti e che invece possono risultare ingannevoli. La convinzione che l’assassino stia seguendo il libro di Giovanni per decidere le modalità degli omicidi si rivela alla fine una falsa pista. Allo stesso tempo però è proprio il riferimento all’Apocalisse che porta Guglielmo a sospettare di Jorge, che in gioventù, prima di diventare cieco, si era guadagnato fama e rispetto - e la possibilità di controllare la biblioteca pur non essendone il bibliotecario - per avere portato alla abbazia dalla Spagna, suo paese natale, proprio una splendida e preziosa raccolta di manoscritti miniati, molti dei quali riportavano il testo dell’Apocalisse. Nel Medioevo infatti, si tende a dimenticarlo, «spesso i libri si muovevano», perché «era più economico farseli prestare che farseli copiare» (Luciano Canfora, Il copista come autore, p. 39) oppure perché, come nel nostro caso, diventavano oggetti ambiti e contesi per accrescere il prestigio di una biblioteca.
Da un punto di vista letterario con questa costruzione complicata e che sembra contraddirsi per scardinare le costruzioni troppo razionali e lineari, Eco mette in pratica un gioco con le convenzioni e gli stereotipi del genere giallo, forte anche del riferimento holmesiano che il suo protagonista porta nel nome.
Prophetie seu Apocalipsis Beati Ioannis apostoli et Euangelista: cum vulgari expositione nouissime impressa, Milano, per Io. Angelo Scinzenzeler, [Giovanni Giacomo Da Legnano e fratelli], in el 1520 adi XV de aprile.
Collocazione: 4. D*. I. 09