L’ipotesi che Aristotele avesse scritto un secondo libro della Poetica è stata nei secoli medioevali e rinascimentali ritenuta tanto valida che alcuni si sono addirittura azzardati a ricostruire questo testo. Come fa lo stesso Guglielmo nel romanzo, hanno ricostruito il testo dagli indizi raccolti in altri documenti.
Antonio Riccoboni, umanista e storico veneto, professore all’Università di Padova, in appendice ad alcune traduzioni di opere aristoteliche colloca una sua ricostruzione del libro dedicato alla commedia e al comico. In un’edizione del 1579 che contiene la traduzione di diverse opere, non solo aristoteliche, questo suo lavoro è preceduto da una lettera dedicatoria che ne spiega le ragioni. In questa immagine vediamo invece la prima pagina della sua Ars comica ex Aristotele come si presenta in appendice a una traduzione (con commento) della sola Poetica pubblicata nel 1585. In Interpretazione e sovrainterpretazione (p. 102-105) Eco racconta una storia sorprendente e curiosa relativa all’opera di ricostruzione di Riccoboni. L’anno successivo alla pubblicazione del suo primo romanzo gli capitò di riprendere in mano per caso («mentre rovistavo tra gli scaffali più alti della mia biblioteca», ivi, p. 103) un volume che possedeva da tempo ma di cui aveva dimenticato l’esistenza: la seconda edizione della traduzione della Poetica fatta da Riccoboni, pubblicata a Padova nel 1587. Descrivendo il volume alla maniera dei collezionisti di libri antichi Eco si accorse non solo che quel volume conteneva l’appendice in cui il commentatore ricostruiva l’ipotetico libro aristotelico sul comico, ma che le condizioni fisiche del volume che teneva in mano erano del tutto uguali a quelle che lui aveva assegnato al manoscritto perduto nel suo romanzo. La parte sul comico era - nel reale volume cinquecentesco come nel manoscritto fittizio - molto più rovinata, con margini compromessi, «pagine sempre più arrossate e macchiate di umidità, e alla fine appiccicate tra loro e con l’aspetto di carte che fossero state spalmate di una sostanza grassa. Avevo tra le mie mani, in una versione a stampa, il manoscritto di cui avevo parlato nel mio romanzo. Per anni e anni, senza saperlo, lo avevo avuto lì, a casa mia» (ivi, p. 104).
Che il racconto di Eco sia del tutto veritiero o anche solo in parte manipolato per servire al meglio il discorso che sta affrontando in quel saggio è poco importante. La storia è così bella che sarebbe perfetta per chiudere questa nostra ricerca. Purtroppo però l’Archiginnasio ha solo questa edizione vicentina datata 1585. Che è la prima edizione dell’opera di Riccoboni, non esattamente quella che Eco si ritrova fra le mani. Chi possiede l’edizione del 1587?, ci siamo chiesti. La risposta nella prossima immagine.
Poetica Antonii Riccoboni I. C. humanitatis in Patauino gymnasio explicatoris, Poeticam Aristotelis per paraphrasim explicans, & nonnullas Ludouici Casteluetrij captiones refellens. Eiusdem ex Aristotele Ars comica, Vicenza, apud Perinum bibliopolam, & Georgium Graecum socios, 1585.
Collocazione: 7. OO. III. 16