Libreria Palmaverde

Libreria Palmaverde, via de' Poeti, 4 Bologna

Roversi era un “diavolo benigno”, un uomo allegro e bizzarro, amato ma anche temuto per la sua intransigenza. I giovani andavano da lui con rispetto reverenziale, e lui aveva un consiglio e un aiuto per tutti. Pur avendo proposte da molti grandi editori, preferiva pubblicare in proprio, in ciclostile o affidandosi a tipografie artigianali. Nella libreria, oltre a volumi pregiati e rari, c’erano centinaia di opuscoli di poeti affermati o debuttanti.

(S. Benni)

La libreria Palmaverde di Roberto Roversi era specializzata in “libri degli ultimi cento anni, ancora vitali e fuori catalogo. Politica, movimenti politici. Letteratura Italiana del ‘900, Riviste. Avanguardie artistiche, linguistica”. Vi si tenevano dibattiti sulla poesia e su quella che Roversi definiva la Sinistra Disastrata. Visse nascosta in vari luoghi del centro di Bologna, cambiando sede almeno quattro volte. L’ultimo recapito fu in via dé Poeti n. 4.

Inutile aspettarsi vetrine scintillanti e insegne luminose. Dopo aver magari cercato un bel po’ per via Castiglione, si entrava in un portone davanti alla chiesa di Santa Lucia e si arrivava, come ha ricordato Gianni D’Elia, “a una porticina con una piccola targhetta, dove col nome era battuto a macchina l’orario di apertura e chiusura”.

All’ombra della Palmaverde, allora in via Rizzoli, nacque nel 1955 “Officina", rivista di ricerca letteraria e di testi poetici. I bolognesi Roberto Roversi e Francesco Leonetti, con Gianni Scalia, concepirono una rivista di poesia “non antologica, non elegante, ma di principi serrata, tenace” e coinvolsero subito da Roma l’amico Pier Paolo Pasolini, che si dichiarò pronto a collaborare con loro “senza risparmi”.

Tra i redattori di “Officina”, rivista “povera ed eroica”, destinata ad una diffusione limitata, ad una cerchia ristretta di lettori, ma che ospitò autori quali Calvino, Bertolucci, Luzi, Volponi, Ungaretti e molti altri, si instaurò “un vero senso di comunità": si scambiavano i testi, si leggevano e correggevano a vicenda.

Pasolini ha ricordato “week ends stupende” (sic) con gli altri all’ombra delle due torri, o meglio sui poggi e sotto il sole di Bologna. Più tardi parlò di quell’ “aria barbaramente azzurra sul cotto”, che fa di Bologna “la più bella città d’Italia”, dopo Venezia.

Anche dopo la fine di questa importante esperienza, umana e culturale, la libreria Palmaverde ha continuato ad essere un’officina letteraria, “un punto di riferimento intellettuale e concreto per tanti”, attraverso la rivista “Rendiconti”, nata nel 1995.

Grazie a Roberto Roversi, è stata per molti anni uno spazio di incontro per decine di giovani poeti. Nessuno come lui, secondo Nicola Muschitiello, “ha saputo incessantemente, accogliere, ascoltare, consigliare i ragazzi (improvvisamente tristi), i giovani”.

Approfondimenti
  • Andar per libri. Il mondo in quindici librerie, a cura di Henry Hitchings, Milano, Bompiani Overlook, 2016
  • Carlo Donati, Strada Nove. La via Emilia e le sue curve, Ancona, Affinità elettive, 2020, vol. 1., p. 273
  • “Fuori dal mondo” con Roberto Roversi, a cura di A. Antonaros, S. Jemma, A. Morino, Milano, Ennerre, 2013, p. 23
  • Claudio Maria Messina, Guida ragionata alle librerie antiquarie e d’occasione d’Italia, 6. ed. aggiornata, Roma, Robin, 2003
  • Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, Milano, Mondadori, 2005, pp. 219-23