Il bar delle grandi speranze
@ Sotto le stelle del cinemaPiazza Maggiore - Bologna
(The Tender Bar, USA/2021) di George Clooney
Mi sto rammollendo con l’età? È buffo, ricordo che quando ho ricevuto lo script di Bill Monahan stavamo scrivendo una sceneggiatura per Bob Dylan tratta da un romanzo di John Grisham, una storia piuttosto dark e anche molto triste. E quando l’ho letto mi sono detto “Dio, è così dolce e tenero”. Mi ha ricordato Il mago di Oz, è la storia di un ragazzo che cerca qualcosa che in realtà ha sempre avuto, una famiglia unita. Certo, aveva un padre terribile – come capita a molti – ma aveva una madre, aveva una figura paterna. E ho sentito il bisogno di stare per un po’ in quel mondo perché mi sembrava di aver passato l’ultimo anno a sbattere la testa contro un muro.
George Clooney
Ben Affleck si cala splendidamente nei panni di Charlie Maguire, barista in un pub di Long Island che si chiama The Dickens per via dei libri che ricoprono le pareti. Per il suo nipotino J.R., zio Charlie è la persona che, con un tocco scanzonato e molto personale, lo introdurrà ai piaceri della lettura. Basato sull’autobiografia di J.R. Moehringer, Il bar delle grandi speranze è un film che ti parla con il cuore in mano. Sin dal momento in cui il padre scapestrato ha abbandonato J.R. e sua madre Dorothy, Charlie ha rivestito per il ragazzino il ruolo di mentore e padre surrogato.
Siamo nel 1973, appena dopo il ritorno di Dorothy e di J.R. (che ha appena 9 anni) nella casa di famiglia a Manhasset, Long Island. Qui Charlie e sua sorella vivono ancora con loro madre e litigano quotidianamente con l’eccentrico padre. È un setup quasi da sit-com che si sviluppa per quindici anni e si innalza ben al di sopra delle premesse grazie alle straordinarie performance di tutto il cast. Tye Sheridan (Il collezionista di carte) interpreta il giovane J.R. e brilla a fianco di Affleck mentre Charlie educa J.R. nella “scienza maschile”, che comprende insegnarli come gli uomini debbano comportarsi decentemente nei confronti delle donne. […] Affleck fa funzionare bene il tutto. Quando è sullo schermo – e non è mai abbastanza – Il bar delle grandi speranze vince tutto. Come una versione più giovane di Clooney, Affleck attrae la nostra attenzione con il fascino sotto traccia di una star del cinema che non ha bisogno di gigioneggiare per dimostrare le sue capacità. […]
Nonostante una colonna sonora che pesca a piene mani dalle hit del periodo, da 50 Ways to Leave Your Lover di Paul Simon a Do It Again di Steely Dan, il film per fortuna non è un trip nostalgico immerso nei bromidi di un insopportabile maestro di vita. L’affetto che Clooney sente per questi personaggi può essere avvertito dallo spettatore in ogni singola inquadratura mentre conferisce al film un mood dolce e avvolgente che, nei suoi momenti migliori, ha il potere di sorprenderti alle spalle e commuoverti fino alle lacrime. A volte un bel pianto al cinema è la cura migliore per la malinconia pandemica.
Peter Travers