15 agosto 2015, 21:45

(Italia/1958) di Mario Monicelli (102’)

Sia Age e Scarpelli che io eravamo ritenuti, all’epoca, degli autori di film di serie inferiore. I soliti ignoti segnò la svolta: ebbe un grosso successo anche di critica, per cui la nostra reputazione cambiò. Partì come una parodia di Rififì: infatti tra i vari titoli che gli volevamo dare c’era Rufufù. Mentre in Rififì c’era un colpo attuato in modo magistrale, con grande precisione, noi volevamo mostrare una banda di cialtronelli che tentava un colpo più grosso di loro e che poi falliva. Lo facevano nell’esaltazione per i film americani che vedevano: Giunga d’asfalto eccetera. C’era il personaggio di Gassman che diceva sempre: ‘Bisogna agire in modo scientifico! Siete pronti? Mettete a posto gli orologi!’. I soliti ignoti era un contrappunto rispetto al genere di film poliziesco-gangsteristico, naturalmente fatto con attori nostri, con un’umanità spicciola che ci riguardava, che Age, Scarpelli ed io conoscevamo, poiché vivevamo molto a contatto con la gente di quel tipo che ci stava attorno. L’intoppo arrivò quando mi incaponii nel volere come protagonista Gassman. Gassman era molto noto come attore di teatro, ma al cinema lo era soprattutto per i ruoli di vilain. Pensare di fare un film comico con Gassman come protagonista era una follia. Finalmente la Lux disse: "Facciamo il film, e se proprio dev’esserci Gassman, che porterà tutti alla rovina, almeno sosteniamolo con altri attori, in modo che il suo nome nel cast si confonda". Così furono ingaggiati Totò, Mastroianni, Salvatori. La Cardinale era una ragazzetta che stava a Tunisi e che non aveva fatto niente. Cercavo una ragazza molto giovane, con le caratteristiche della siciliana, con occhi neri ardenti; avevo molte ragazze da provinare e dissi: "Proviniamo anche questa". Videro che stava a Tunisi e che era difficile farla venire. Alla fine venne, facemmo il provino, la prendemmo e così nacque la Cardinale. Nel film ci fu poi un’altra novità: l’ambientazione in una Roma di borgata, tutta grigia ed anonima. Una volta venne sul set il produttore: "Ma non si vede Roma! E la fotografia è troppo drammatica, buia". Era invece una bellissima fotografia di Di Venanzo. C’è sempre della gente intorno, mentre giri un film, che vorrebbe fartelo fare in una maniera diversa: la più grande fatica del regista consiste nel difendersi dalle suggestioni".

Mario Monicelli

Nei Soliti ignoti c’è il primo morto del cinema comico italiano, c’è Memmo Carotenuto che va sotto un tram dopo la mancata rapina. Era qualcosa di nuovo, me lo fece notare Germi, mentre scrivevamo Sedotta e abbandonata: “Ormai nel film comico si può fare di tutto”, ci disse. Gassman l'ha voluto Monicelli. Lo si era visto nei Tromboni di Zardi a teatro, che aveva un’enorme potenzialità di comico lo sapevamo. Ma lo sapevamo noi, non i produttori, che lo rifiutarono, e l'ingresso di Totò nel film fu un modo di tranquillizzarli, se no il film non si faceva. Gassman nel cinema era relegato a parti minori e di cattivo, di truce. Nei fumettoni, nei film d’avventure.
Age