La sedia blu Claude Boujon, Babalibri, 2011 Dai 3 anni
Ci sono libri che per le storie che raccontano, ma soprattutto per lo stile nel quale sono scritti, sembrano capaci di avvicinarci alla sensibilità dei bambini. Sono testi che, ben lontani dalle ansie educative o protettive di noi adulti, mettono in scena personaggi ed azioni che ci ricordano molto il modo che i piccoli lettori hanno di guardare alle cose e al mondo. E\' quello che accade nel libro di cui vi stiamo parlando dove si narra di due amici che camminando nel deserto trovano una sedia blu. I due si divertono a utilizzarla in molti modi diversi sprimentando tutte le cose che si possono fare con quell\'oggetto, tranne il sedersi. L\'arrivo di un terzo personaggio metterà fine al gioco, ma i due, tutt\'altro che scoraggiati, se ne vanno in cerca di altre occupazioni. Il libro è estremamente lineare e composto di pochi elementi essenziali, senza che questo lo renda noioso o banale. Le differenze di carattere tra i due personaggi sono delineate con pochi tratti essenziali, ma rimangono impresse e costituiscono il motore delle azioni che i due compiranno, creando richiami interni che hanno anche effetti umoristici. Le illustrazioni vanno nella stessa direzione: pochi elementi delineati con sintesi ma con efficacia, capaci di sottolineare i rapporti tra i protagonisti e la dinamica della storia. I due personaggi per la maggior parte del tempo utilizzano la sedia in un modo molto simile al gioco che tutti i bambini fanno: \"facciamo come se\". La sedia diventa, di volta in volta, un nascondiglio, un\'automobile, un elicottero, una barca circondata da squali. Questi elementi piaceranno molto ai piccoli lettori che vedranno senz\'altro nascere una forte complicità con i due protagonisti. In questa storia sta però anche un monito per noi adulti: Bruscolo e Botolo scatenano la loro fantasia nel deserto, luogo completamente vuoto se non per la sedia blu. Anche i bambini hanno bisogno di spazio fisico, emotivo e mentale per liberare le loro curiosità, i loro talenti, le loro capacità. Siamo davvero sicuri che riempire tanto la loro vita di impegni, oggetti, azioni, sia necessariamente un bene?