Report n. 30 - GDL Leggerezza - Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro
Mercoledì 5 aprile 2017, ore 17.00
XXX incontro del Gruppo di lettura Leggerezza.
Saletta del piano terra – Biblioteca Lame.
La lettura della prima parte, in cui l’autore si dilunga sul ruolo del maggiordomo, è risultata faticosa per alcuni, che però in seguito l’hanno apprezzato per i molteplici aspetti che ne emergono. I giudizi sono quasi tutti positivi, anche se a qualcuno è sembrata assurda o inconcepibile una tale realtà. Si tratta di un libro straordinario, crudele, straziante, che coinvolge al punto di voler urlare al protagonista che esisterebbe un comportamento diverso. Un libro triste e commovente. Il finale è appropriato sul piano letterario.
La narrazione in prima persona procede con estrema eleganza, un vero godimento; lo stile rende perfettamente lo scorrere del tempo, un tempo dilatato nelle residenze dove l’unica occupazione dei proprietari consisteva nel tessere e mantenere le relazioni sociali; i dialoghi sono a volte fulminanti nella loro implacabile incisività, ma non manca l’ironia, al limite della comicità, come nell’episodio del tentativo di erudizione del nipote sulle cose della vita. Le descrizioni delle situazioni e del paesaggio - piatto come l’indole inglese, secondo qualcuno - non sono mai pedanti o troppo minuziose. Buona anche la traduzione. Ancora un romanzo che attesta la supremazia della letteratura inglese, secondo qualcun altro.
Sorprende la conoscenza da parte di un autore giovane, e per di più di origini giapponesi, di una cultura così peculiare come quella anglosassone che, nella cosiddetta alta società, ancora oggi appare chiusa nella sua rigida etichetta, a garanzia delle secolari tradizioni. Altri libri hanno affrontato la condizione dei domestici, ma nessuno ha teorizzato in modo così approfondito le caratteristiche della professione del servitore di alto livello.
Lo scopo della vita è raggiungere la qualifica più prestigiosa presso una famiglia di cui si assume in modo totale non solo lo stile di vita, ma i principi stessi.
La lettura di questo romanzo, pertanto, è un po’ la scoperta di un mondo sconosciuto, satira elegantissima della società inglese del primo Novecento - l’unica europea a mantenere una rigorosa gerarchia nella scala sociale - che è di fatto protagonista insieme ai due personaggi principali. Inevitabile il paragone con la classe nobiliare derivante dalla monarchia sabauda in Italia, quasi ridicola al confronto.
Il periodo storico tra le due guerre emerge con chiarezza nel tentativo da parte di lord Darlington di adoperarsi per cambiare il corso della storia. Ingenuo, inconcludente idealista o ipocrita filonazista, secondo i punti di vista. Ci si ritrova così al passaggio tra due mondi, da quello pre-bellico a quello industrializzato, di radice americana.
Tanti i temi del libro: la dignità, la dedizione nel lavoro e l’amore certamente, la democrazia.
L’arroganza di una classe di aristocratici convinti di avere il diritto esclusivo a governare un popolo bue, come si evince dall’umiliante episodio dell’interrogatorio a Stevens sulla situazione politica ed economica del tempo.
Ci si sofferma a lungo proprio su Stevens, l’austero, irreprensibile maggiordomo schiavo del suo stesso rigore, estremamente orgoglioso di sé, o meglio, del proprio status. La dissimulazione dei sentimenti prevale sempre e comunque sulla tentazione di spingersi su un territorio più intimo, così ben rappresentata da quel timido ma inutile origliare alla porta della donna in lacrime. La corazza non si scalfisce, mai.
L’uomo severo e ostinato parte alla ricerca di un amore inconfessato per un viaggio-bilancio di vita e si dimostra incapace di relazionarsi al di fuori della casa padronale, in evidente disagio nel trattare con la gente comune. Alla fine ammette il suo errore, a cui non c’è più rimedio nell’ultima ora del giorno. Dunque resta la sola preoccupazione di come addestrarsi a saper scherzare col suo nuovo padrone.
Miss Kenton appare subito più risoluta e determinata del suo collega di lavoro nel vivere in modo più spontaneo, sa protestare e sa piangere, ma la sua educazione ed il suo ruolo di governante non le consentono di andare oltre, dunque prende la sua decisione di donna che ha capito bene la situazione. E va oltre, fino alla fine.
L’attrice del nostro Gruppo legge alcune pagine particolarmente significative e si ricorda inoltre l’omonimo film di Ivory, uno dei rari casi in cui la trasposizione cinematografica di un libro appaia soddisfacente.
L’incontro si è svolto in un’atmosfera animata e di piacevole confronto, come sempre.
Per l’appuntamento di mercoledì 3 maggio 2017 alle ore 17.00 si leggerà:
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore di Raymond Carver
Per l’appuntamento di mercoledì 7 giugno 2017 alle ore 17.00 si stabilisce di leggere:
Venere privata di Giorgio Scerbanenco
Termine dell’incontro alle ore 19.20
Sofia Iaccarino