Report n. 57 - GDL Leggerezza - Ritratto in seppia di Isabel Allende
Aprile 2020 - LVII incontro del Gruppo di lettura Leggerezza.
Occorre precisare che anche questo incontro non è avvenuto di persona, per le restrizioni sanitarie ancora in vigore, ma per via digitale. Essendo stati raccolti i commenti pervenuti per email, è mancato, naturalmente, il consueto vivace dibattito.
Un romanzo nel filone delle saghe familiari così care agli scrittori sudamericani, sublimi narratori di storie. Alcuni avevano già letto opere di Allende e quasi tutti almeno La casa degli spiriti, con cui il confronto è stato inevitabile. Ma questo è un libro che non ha la magia di quella ispirata opera prima, né i suoni, i colori e la vitalità degli Amado, Fuentes o Garcia Marquez.
Benché sia piaciuto a diversi lettori, parecchi si dicono delusi. La scrittura è fluida, a volte gradevole, a volte noiosa e ripetitiva, il linguaggio ricco e immaginifico. Il romanzo non emoziona, nessuno stupore, tutto già vissuto, già letto. Una costante sensazione di déja vu.
Se ambienti e atmosfere sono ben riusciti, i personaggi sono buttati lì, svaniranno nella mente per loro incompletezza. Paulina del Valle è la straripante protagonista assoluta, sanguigna, prepotente; donna alquanto spregiudicata, moderna, capace di forti sentimenti, furba ma soprattutto consapevole del tempo in cui vive e delle trasformazioni politiche-economiche da cui trarre vantaggio. Rispetto a lei Aurora, l'io narrante, appare piuttosto sbiadita, quasi insignificante; attraversa il romanzo come un fantasma, triste e sempre combattuta fra passato e presente, forse rappresenta l'anima profonda della Allende. Tutti gli altri sono solo ombre di passaggio. Un'occasione persa nel caso dell'affascinante vecchio Tao Chi'en, della maestra Pineda, dello straordinario maggiordomo Williams o di Nivea, che potevano essere ben più approfonditi.
Allo stesso modo, le tante osservazioni interessanti dell'Allende in questa opera sono lanciate e lasciate lì, intuizioni, fugacità, esperienze di vita, come se tutto dovesse correre velocemente; la ricerca delle proprie radici, ciò che è visibile e ciò che è nascosto, come i segreti delle famiglie, l'accidentalità con cui si costruisce la vita, come se tutto avvenisse più per caso che per direzione cosciente.
Interessante la narrazione delle tormentate e complesse vicende storico-socio-politiche del Cile, terra di caudillos dove ogni esperimento parlamentare fallisce. Notevole la rappresentazione del volto multiforme e tormentato di quel Paese patriarcale, ultraconservatore, violento: mentre nel resto del mondo nascevano nuovi stati il parlamento dibatteva circa il diritto degli adulteri di essere tumulati in cimiteri consacrati. Una società mentalmente gretta, bigotta e solo apparentemente aperta ai cambiamenti. Impressiona comunque la mobilità di alcuni personaggi femminili tra il Cile, gli Stati Uniti e l'Europa in epoche che già presagivano una certa triangolazione economica (America del Sud, del Nord ed Europa).
In questo libro è contenuto tutto quanto è parte della vita reale: amore, odio, crudeltà, tradimento, comprensione, speranza per il futuro, politica, ambiente, territorio, lavoro, viaggi, famiglia e ancora altro. L'amore in tutte le sue sfumature: platonico, romantico, sensuale, spirituale. Belle alcune pagine di un erotismo mai volgare.
Per l’appuntamento di maggio 2020 si leggerà:
Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome
Per l’appuntamento di giugno 2020 si leggerà:
Fiesta di Ernest Hemingway
Sofia Iaccarino